Ritenzione idrica e sale nella dieta: che rapporto hanno?

Togliere il sale per eliminare la ritenzione?

Vi è mai capitato che qualcuno vi consigliasse di eliminare totalmente il sale dalla dieta nel tentativo di far sparire quella tanto agognata ritenzione idrica? Ma è davvero un consiglio così utile e sensato, oppure si tratta di un ulteriore tentativo (inutile) di raggirare i perfetti meccanismi di equilibrio che il nostro organismo mette quotidianamente in atto?

Per comprendere ciò, la cosa migliore da fare risulta come sempre, quella di andare ad analizzare la fisiologia del bilancio degli ioni sodio-potassio, soffermandoci sui meccanismi che portano alla loro regolazione.

Il_sale_nella_dieta

Bilancio del sodio

Il sodio è il principale soluto presente nel liquido extracellullare ed è fondamentale, tra le altre cose, per la funzione delle cellule eccitabili. Si tratta di un elemento fondamentale per il controllo dell’osmolarità, per il mantenimento della pressione arteriosa e per il mantenimento del volume dei liquidi extracellulari. Il sodio è liberamente filtrato dai glomeruli ed è sottoposto a riassorbimento tubulare, durante il quale avviene la sua regolazione.

Bilancio_del_sodio

La pompa sodio-potassio

Questo riassorbimento è regolato dalla pompa sodio-potassio (Na+/k+), presente nelle membrane delle cellule epiteliali del tubulo renale; tramite questa pompa si ottiene un passaggio del sodio nello spazio extracellulare e di potassio nello spazio extracellulare con un rapporto di 3:2.

La regolazione ormonale del sodio, invece, avviene attraverso l’aldosterone e il peptide natriuretico atriale (ANP).

La_pompa_sodio_potassio

Aldosterone

L’aldosterone è un ormone di natura steroidea, secreto dalla corticale del surrene, in risposta a riduzione della volemia, della pressione arteriosa e quindi della riduzione di sodio. Qual è il ruolo di questo ormone? Quello di ripristinare i normali livelli di volemia aumentando il riassorbimento del sodio, tramite la stimolazione della sintesi di nuove pompe Na+/K+.

Come possiamo intuire quindi, il riassorbimento del sodio è finemente regolato grazie al rilascio dell’aldosterone: nel momento in cui i livelli di sodio nel nostro organismo sono troppo bassi, le cellule granulari delle arteriole afferenti secernono un enzima chiamato renina, il quale, agendo sull’angiotensinogeno secreto a livello epatico, da il via ad una serie di reazioni a cascata che porteranno prima alla conversione di questa molecola in angiotensina I, e poi, grazie all’enzima ACE, in angiotensina II.

Questa molecola stimola diversi importanti meccanismi:

  • vasocostrizione a livello delle arteriole afferenti
  • rilascio di aldosterone e quindi riassorbimento di sodio
  • secrezione di ADH (ormone anti-diuresi) da parte dell’ipofisi posteriore con conseguente ritenzione di acqua
  • aumento della pressione arteriosa
Aldosterone

Peptide natriuretico atriale

L’altro ormone deputato alla regolazione dei livelli di sodio invece, è il peptide natriuretico atriale (ANP), secreto dalle cellure atriali cardiache in risposta ad un aumento del volume plasmatico, e quindi dei livelli di sodio nell’organismo.

L’ANP riduce:

  • il riassorbimento del sodio direttamente;
  • la secrezione di renina ed aldosterone.
Peptide_natriuretico_atriale

Bilancio del potassio

Il potassio invece, è il principale catione intracellulare, essenziale per funzioni muscolari e cardiache, motivo per il quale alterazioni dei livelli di questo ione, possono rivelarsi pericolose in quanto causano aritmie cardiache. Contrariamente ad acqua e sodio che sono regolati dalle quantità che vengono riassorbite a livello dei tubuli renali, il potassio è regolato dalla quantità che ne è secreta. L’ormone che ne regola la secrezione è l’aldosterone, che come visto in precedenza, causa un maggior riassorbimento del sodio, e quindi di conseguenza una maggiore escrezione di potassio nelle urine.

Bilancio_del_potassio

Variazioni del sodio alimentare

Ma cosa succede quindi se decidiamo di variare l’apporto di sodio con la dieta?

I cambiamenti dei livelli di questo ione garantiti tramite l’alimentazione, causano risposte appropriate alla escrezione renale; si tratta di una risposta renale lenta che prevede una fase transiente costituita da:

  • un bilancio positivo caratterizzato da ritenzione idrica ed aumento della pressione arteriosa
  • un bilancio negativo caratterizzato da riduzione della volemia e della pressione arteriosa

In seguito ad aumenti o riduzioni drastici dell’apporto di sodio dalla dieta l’escrezione renale non riesce ad entrare immediatamente nel meccanismo di “bilancio”, generando così questo effetto transitorio di maggiore o minore ritenzione idrica.

Ma quanto tempo è possibile ingannare il nostro organismo tramite questo “giochetto”?

Molto dipende dalla genetica individuale, i più fortunati riescono a farlo per 3 giorni, altri invece, soltanto 24 ore; è una tecnica molto usata anche da molti culturisti agonisti nelle fasi finali della peak week. Molti “preparatori”, consigliano addirittura di eliminare il sodio, in concomitanza dell’acqua, dalla dieta dell’atleta, addirittura una settimana prima della competizione, ignari di come funzioni realmente il bilancio legato al rilascio di aldosterone e ADH, i quali dopo poco, faranno in modo di trattenere più sodio e più acqua, accumulando quindi, ritenzione, molto spesso con gli interessi.

 I più informati, ricorrono invece all’integrazione di potassio, nel tentativo di creare questo “squilibrio elettrochimico”, senza tener conto del dosaggio massimo raccomandato, e di eventuali iperkalemie con conseguenti abbassamenti della pressione, che possono rivelarsi pericolosi. Dura a morire è purtroppo anche la pratica dei diuretici, di solito non risparmiatori di potassio, che presi (o meglio consigliati) senza cognizione di causa, portano a spiacevoli insorgenze di crampi durante il posing sul palco, o peggio ad eventi di natura cardiaca.

Io stesso sono caduto nell’errore (sempre rispettando il mio credo di “natural”) di poter “prendere in giro il mio organismo” scaricando drasticamente il sodio dalla dieta nelle ultime 48 ore, per poi rendermi conto di andare incontro ad un vero e proprio “suicidio” (sportivamente parlando): la stimolazione dei recettori deputati a rilevare i livelli di volemia determina rapidamente i meccanismi di aggiustamenti dei livelli di sodio, e conseguentemente di acqua, sopra descritti. Il risultato? Un veloce aumento della ritenzione idrica.

Il messaggio da dare quindi è molto semplice:

è del tutto inutile tentare di ingannare il nostro organismo tramite alcuni stratagemmi quali l’eliminazione del sodio dalla dieta, perchè esso è dotato di meccanismi di regolazione talmente perfetti da far risultare tutto inutile e delle volte anche deleterio. Le cause della vostra ritenzione, molto spesso devono essere ricercate nella sedentarietà, in allenamenti errati che molto spesso causano infiammazione oltremodo (meglio prediligere serie in “buffer” in multifrequenza in determinati periodi dell’anno, piuttosto che andare sempre alla ricerca spasmotica della tecnica che vi faccia “esaurire” completamente il muscolo) e nella dieta vista a 360°, piuttosto che ad una singola “piccolezza”.

Ritenzione_drica